Tra i personaggi in primo piano nei vangeli ce n’è uno particolare: la folla.
Non mi ero accorto, fino ad oggi, quanto sia rilevante.
Mi era molto chiaro quanto, nei racconti, siano importanti i “tu per tu” di Gesù con singole persone, a volte identificate con il nome preciso, altre volte raffigurate in un gesto o una situazione di vita che ne tratteggia l’identità.
Ebbene c’è anche un “tu per tu” di Gesù con la folla. L’espressione può sembrare inadatta – come può esserci un volto-a-volto con tante persone contemporaneamente? – eppure per Gesù la folla non è una massa indistinta, è popolo, è un “noi”.
Forse più che di “tu per tu” si può parlare di un “corpo a corpo”: Gesù si immerge in essa fino a lasciarsi schiacciare, si commuove nell’osservarla constatandone bisogni e ricerche, ne fa un’interlocutrice privilegiata per il suo discorrere in parabole, la abilita a compiere gesti-segno frutto del contagio con Lui – ad esempio condividere
pani e pesci, abita con essa luoghi e scenari precisi come – uno tra tu – le rive del mare di Galilea.
Ci sono momenti, nella vita della comunità parrocchiale, in cui questo nostro essere folla, popolo, gente raggiunta e abbracciata dal Vangelo si fa più chiaro. Il Grest è una di queste occasioni, settimane festose di vita comune tra e con i ragazzi, esito di relazioni personali con genitori, educatori, operatori sociali.
Così accade anche nella annuale visita alle famiglie, che speriamo di poter riprendere presto. Lo stesso sentire ci unisce quando si saluta insieme una persona cara, magari conosciuta da tanti in quartiere, consegnandola all’incontro ultimo con il Signore della Vita.
La folla: che sia benedetta!
don Marco